Magrignana è un antico borgo rurale situato tra Montecreto e Riolunato, ricco di storia e risalente forse all'epoca della colonizzazione romana dell'Appennino. La prima menzione documentata del borgo risale all'XI secolo, ma tracce come un cippo funerario suggeriscono origini più antiche. Il nome “Magrignana” potrebbe derivare dalla famiglia romana dei Macri o dall'imperatore Macrinus del III secolo d.C. Durante il Medioevo, il borgo fu un'area di passaggio e di confine tra i dialetti emiliani e quelli toscani. Magrignana ha raggiunto il suo apice di popolazione attorno al '600, ma ha iniziato a spopolarsi dopo gli anni '50 del '900. La frazione è caratterizzata dalla sua posizione rivolta verso sud che le fa vivere un fenomeno particolare nei mesi invernali: per circa due mesi, i raggi solari non toccano l'abitato, rendendo il paese privo di sole da novembre a fine gennaio. Questa condizione ha dato origine a una festa annuale il 31 gennaio, giorno di San Geminiano, in cui viene celebrato il ritorno del sole sul piccolo borgo. Magrignana conserva notevoli esempi di architettura rurale storica, con portali, stemmi e formelle in arenaria che ne sottolineano l'importanza storica tra il quattrocento e il cinquecento. Abbandonato per gran parte dell'anno, il borgo rivive d'estate, quando alcune case tornano ad essere abitate. La chiesa seicentesca di San Geminiano, restaurata nell'ottocento, conserva affreschi intatti ed è ancora sede della parrocchia. Inoltre, un museo di oggetti sacri e fotografie degli abitanti è stato allestito nelle vecchie stanze della canonica. Scavi recenti hanno rivelato anche strutture semicircolari di antiche cappelle cimiteriali e frammenti ceramici che sembrano provenire da una primitiva pieve romanica. Il piccolo borgo si affaccia sul Torrente Scoltenna, qui sorge il Ponte di Picchiotto, un raro ponte a schiena d’asino risalente al XIV secolo.